SofiaRoney
laboratorio filosofico
Dispositivi della metropoli
Categories: General

4 incontri per un’ontologia del presente

10 Maggio 2011

Secondo incontro

Aula “Verra”, Uniroma3, Via Ostiense 234, ore 16,30

“Facoltà di linguaggio e tramonto del lavoro salariato”

con PAOLO VIRNO

Paolo Virno sembra affrontare la natura del rapporto che lega il tema della crisi della misura (e quindi dell’emergenza del comune) e quello dei dispositivi di potere e sapere che articolano le forme di governo biopolitico della popolazione in due passi in cui si affrontano due concetti estremamente importanti per la riflessione marxiana, la nozione di cooperazione e quella di forza-lavoro (affrontate rispettivamente nella voce “Cooperazione” di Lessico marxiano e in Grammatica della moltitudine).

Analizzando la nozione di cooperazione in Marx Paolo Virno ne distingue due forme, una oggettiva, l’altra soggettiva. Con la prima si indica che “le singole forze lavoro sono combinate e intrecciate sulla base di uno schema istituito dall’azienda” e il fatto che in questo caso “la cooperazione funziona come una sorta di ambiente immediato per coloro che vi lavorano”. Nel secondo caso viceversa si mostra una dinamica autoriflessiva nel momento in cui “una parte consistente della mansione lavorativa di tutti e ciascuno consiste nel migliorare e raffinare la cooperazione in cui si è inseriti. [. . .] si tratta di una cooperazione al cui interno si sprigiona la potenza del tra.” proseguendo nel testo la trattazione di questa dimensione relazionale che innerva e struttura il ciclo produttivo Paolo Virno precisa come l’analisi di questo fenomeno debba estendersi oltre la realtà lavorativa e comprendere “una socializzazione transindividuale e collettiva metropolitana, conosciuta nell’abitudine di non avere abitudini, in un insieme di comportamenti collettivi extralavorativi che diventano mansioni sul posto di lavoro”.

Se in questo passo viene affrontato il tema della relazione come dimensione che eccede e determina gli atti degli individui messi in rapporto,  e quindi del comune come ciò che aggiunge intensità  al gesto del singolo, la questione della gestione biopolitica di questa intensificazione della potenza produttiva viene affrontata chiamando in causa la nozione di forza-lavoro. In “Grammatica della moltitudine” è proprio attraverso questo termine che si può tentare di spiegare “come e perchè la vita irrompe al centro della scena pubblica, come e perchè lo Stato la regola e la governa”.

Nel  testo la f-l è definita marxianamente come “l’insieme di tutte le attitudini fisiche e intellettuali esistenti nella corporeità”, merce acquistata dal capitalista non già in quanto numero definito di prestazioni lavorative, bensì in quanto facoltà, potenzialità di produrre in quanto tale. La f-l ha come sostrato il corpo vivo dell’operaio e in tal senso “la vita, il puro e semplice bios acquista una specifica importanza in quanto tabernacolo della dinamys, della pura e semplice potenza.”

a questo punto si può istituire un parallelo tra i due passi ponendo in rilievo i seguenti aspetti: in entrambi emerge il tema di una dimensione potenziale che eccede una di tipo individuale (si veda il rapporto tra la relazione cooperativa e i singoli lavoratori, e quello tra la potenza di produrre e le singole prestazioni lavorative); in entrambi i testi questa dimensione eccedente sta a cuore al capitale – o in forma immediata (laddove si tratta di catturare il plusvalore nel caso della cooperazione) o attraverso la mediazione dello stato nel caso del governo biopolitico della forza lavoro;  in tal senso può essere utile chiedersi quale forma di relazione è bene istituire tra il concetto di cooperazione e la nozione di forza lavoro soprattutto tenendo presente il tema dei modi in cui la produzione del comune è assoggettata a dispositivi di tipo biopolitico.

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