SofiaRoney
laboratorio filosofico
Dispositivi nella metropoli
Categories: General

Quattro incontri intendono presentare il concetto di dispositivo e provare la validità e l’efficacia che esso mostra nelle metamorfosi che compongono e forzano il tessuto sociale della metropoli.

La metropoli è spazio disomogeneo, spazio di elementi dislocanti e deterritorializzanti. Essa si presenta come luogo di un distanza, che segna la sua costituzione come distribuzione dei diversi regimi di densità che la popolano.

Una città può rivendicare un corpo organico, spazi di rappresentanza più o meno democratici e confini che distinguano la politicità di questi spazi. Al contrario, nella metropoli l’organicità del corpo, la sua dimensione di ordine sono elementi virtuali, in cui si produce contaminazione e si provano molteplici strategie di gestione e controllo della vita, in primo luogo quella dell’escludere e del ripartire. Da una parte bisogna delimitare un fuori; dall’altra addomesticare un’esteriorità, striando gli spazi in cui è necessario che venga disciplinata.

Il tema che definisce l’insieme dei dispositivi in questo luogo è la governamentalità, spazio sottoposto a continue tensioni, nelle cui pieghe non cessa di affiorare  una sola questione: in che modo governare la vita?

Nel XVIII secolo, folli e appestati hanno fornito il primo esempio (streghe ed eretici erano già stati tutti bruciati), ma la storia si ripete:  dunque strati sedimentati in risposta ad esigenze specifiche possono funzionare come elementi di regolamentazione di inediti rapporti di forze.

Con la fine della produzione fordista ai movimenti che ne hanno determinato il superamento si presenta una situazione per certi versi omologa a quella dello sviluppo borghese. Saltati i tradizionali parametri di misura del valore e il compromesso welfarista, i poteri diversificano ed estendono il controllo delle forme di vita protagoniste del divenire comune della produzione.

In tale contesto si misura la fecondità del concetto di dispositivo. Elemento di natura strategica  nell’insieme di saperi e poteri, la comprensione dei suoi funzionamenti è necessaria per indagare gli strati e a diagnosticare i divenire dello spazio metropolitano.

In questo senso proviamo ad articolare alcune questioni.

Primo incontro: definire la dimensione concettuale di un dispositivo, chiarire il perimetro semantico che ne legittima l’uso, la posizione che esso occupa all’interno di una costellazione di nozioni (paradigma, concatenamento, strato, macchina da guerra, etc.) con le quali intrattiene rapporti di composizione o che viceversa risultano utili per definirne il confine.

Secondo incontro: indagare un piano bioeconomico, segnato dalla valorizzazione dei saperi e dalla precarizzazione della vita in cui sono riconoscibili sia una messa al lavoro delle facoltà umane di produrre, creare e cooperare, che una flessione dei rapporti di produzione con la riduzione del tempo di lavoro e l’estensione del tempo di vita.

Terzo incontro:  sovvertire un piano di repressione e criminalizzazione delle diversità, in cui la detenzione dello “straniero” riassume, estremizzandola, la governamentalità globale, intessuta nei singoli soggetti e che si giova di processi di soggettivazione: ricerca della norma, emarginazione e deterritorializzazione , uso sistematico della violenza.

Quarto incontro: rintracciare un piano di composizione delle differenze di genere in cui la femminilità si disloca come campo neutro in contrasto e in opposizione ai femminismi e alle istanze di liberazione. E’ il piano dell’uso dei corpi, anzitutto quello delle donne, che apre la sequela delle discriminazioni di genere, lesbo, trans, queer, ma anche quello della femminilizzazione del lavoro e delle rivendicazioni emancipazioniste fuori tempo massimo, nell’epoca della recrudescenza dei diktat sui corpi e del moralismo delle “donne perbene”.

In questa prassi dei dispositivi e nei piani che costituiscono i momenti seminariali, le relazioni tra soggetti, saperi e poteri si stagliano in primo piano nell’intreccio di controllo e soggettivazione, la natura umana essendo agente e oggetto di vari regimi di discorso che costituiscono il “cuore pulsante” della civiltà globale.

Gli incontri tentano di chiarire rapporti, di individuare punti di intersezione in cui il sapere dei singoli, la cooperazione e l’emergenza di una soggettività non riducibile all’identità e a differenze imposte, innescano una resistenza e una potenza disposizionale che, dall’interno del dipositivo, ne profani la prassi, ne disinneschi la forza, ne annulli il potere di governo.

 

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